martedì 28 aprile 2015

Emozioni fra le cime: il Castore.



“…….. il cielo stellato sopra di me...……. comincia dal posto che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo a una grandezza interminabile, con mondi e mondi, e sistemi di sistemi; e poi ancora ai tempi illimitati del loro movimento periodico, del loro principio e della loro durata. …… spettacolo di una quantità innumerevole di mondi annulla affatto la mia importanza di creatura animale che deve restituire al pianeta (un semplice punto nell'Universo) la materia della quale si formò, dopo essere stata provvista per breve tempo (e non si sa come) della forza vitale…….. si estende all'infinito.”
 (I. Kant, Critica della ragion pratica, Laterza, Bari, 1974, pagg. 197-198)

 Cercare un confine non tra nazioni, non tra popoli o tra proprietà, ma tra la terra, alla quale appartengo, e il cielo al quale guardo e che mi protegge come una limpida coperta.


Allargare lo sguardo, accarezzare l’orizzonte, sognare oltre il confine... un sogno cullato da sempre. Toccare il cielo con un dito…



Il Castore una piramide di ghiaccio e roccia, 4228 metri nel cielo del Monte Rosa
Una meta interessante, bellissima e non impossibile.  È una classica del Rosa, uno dei 4000 più facili, spesso affrontata come primo 4000. La nostra meta per la via "normale": la salita dalla cresta sud-ovest, dal Colle del Felik, con base al Quintino Sella.
Contattiamo la guida (Compagnie des Guides - Champoluc Ayas), decidiamo la data, guardiamo con trepidazione le previsioni. 

20 agosto, mercoledì.

Finalmente una  finestra di bel tempo. Si parte.


Il cammino è interrotto da piacevoli incontri inattesi…. si attende e si riparte




Al temine il rifugio meta della giornata e punto di partenza per il giorno nuovo.

Rifugio Quintino Sella al Felik


La serata scorre tranquilla ma l’emozione e l’altitudine giocano un brutto scherzo. Si fatica a dormire, si guarda la pianura con le sue luci lontane e non si vede l’ora di riprendere il cammino. I pensieri si inseguono e ricorrono i timori di chi non sa bene cosa l’attende il giorno dopo e spera che il giorno dopo arrivi in fretta.

21 agosto, giovedì.

La sveglia prima dell’alba, il primo sguardo fuori dalla finestra, il cielo solo stelle, la visibilità è ottima, il panorama toglie il respiro.
I preparativi iniziano.



Partiamo….i nostri primi passi su un ghiacciaio vero.



Una prima sosta. L’altitudine si fa sentire. Ne approfittiamo per accorciare le corde e sorseggiare del  caldo prima di ripartire.





Colle Felik, la sorpresa, una valle di ghiaccio quasi pianeggiante e ultima sosta prima della cresta.




La cresta è affilata. Ascoltiamo il silenzio sconfinato anche se oggi non siamo proprio soli a salire.








In cima....quota 4228 m. 



Lo sguardo cerca l’orizzonte, lo abbraccia, è immenso. Il panorama è un susseguirsi di cime maestose. Non c’è grande spazio per fermarsi. La giornata è magnifica. Pochi minuti per ammirare il paesaggio e assaporarlo.




Poi la discesa, la lunga discesa fino a valle


  
  
22 agosto, venerdì.

Il giorno dopo lo guardo…


...il sogno si è avverato ma è ancora un sogno. Le emozioni riaffiorano, i pensieri si rincorrono, la fatica non si ricorda…
«Chi più alto sale, più lontano vede; chi più lontano vede, più a lungo sogna».
Felice Bonaiti



Arrivederci.





Emanuela Alasia

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