mercoledì 22 aprile 2015

Essere vintage


Quando lo specchio ti rimanda un’immagine rinsecchita, scolorita e per certi versi centrifugata, ecco arrivata la fase vintage.



Un traguardo inevitabile, irreversibile, degenerante e demolente come un Hummer che ti sgomma sulla faccia. Unico aspetto minimamente consolatorio è che il vintage, a tempo debito, precipita sulla cera di tutti.

Qualche anno fa mi scontrai per la prima volta con il terrificante sostantivo: “signora”.


Come ogni sacrosanta settimana mi recai nel supermercato sotto casa. 
Mentre abbracciavo pomodori, carta avvolgente e peperoni verdi, sentii la commessa farfugliare un estemporaneo: “le occorre una borsa signora?”.

Signora??










Volteggiai di 360° per verificare con quale anziana decrepita stesse conversando la cordiale commessa, anziché affrettarsi a chiudere il conto della sottoscritta.
Quando mi accorsi che ero l’unica della fila, isolata tra corsie mai così disabitate, appresi con amarezza che la decrepita in questione ero io.

L’occhio di bue della terza età e la giovane commessa, brutta stronzetta irriverente, mi avevano indiscutibilmente illuminata.



Ora, a distanza di anni, mi stupisco se accade il contrario.

Quando commesse adolescenti (probabilmente spinte dalle aziende a un approccio friendly), si rivolgono a me utilizzando uno sconsiderato “ciao cara dimmi tutto” mi viene voglia di pretendere il rispetto delle formalità: sono una signora perdio!

Tocca far pace col tempo che avanza. Ognuno come riesce.

Le zampe di gallina, seppur numerose come in un allevamento intensivo, non sono necessariamente indice di maturità; io mi sento spesso una bambina quarantaduenne col malanno della vecchiaia.

Esiste forse un modo per attutire la caduta nel dirupo esistenziale?


Qualche regola me la sono data:

-   quando un uomo dichiara che dimostro dieci anni di meno, gli credo sulla parola. Ovvio che sta mentendo ma perché pretendere sincerità l’unica volta in cui posso risparmiarmela?

-   Ricordarsi di lasciare il bisturi a chi ha problemi di tonsille. Le mie rughe, seppur invadenti e stonate come cornamuse fuori stagione, mi ricordano chi sono e spianarle sarebbe insensato come raddrizzare la torre di Pisa per paura che possa cascare. 

( "Supervenus" - opera di Frèdèric Doazan filmmaker francese che si occupa di cinema sperimentale e di animazione)



Essere vintage non è poi così male.



Diciamola tutta: siamo apprezzate dagli amatori del genere, considerate icone di un’epoca passata e stagionate al punto giusto, diventiamo pregiate come un comò in ciliegio. In abbinamento al giovane poi, diventiamo il tocco di classe!

Allora cosa vogliamo di più?

Di più non saprei. Di meno, sicuramente una decina d’anni.







Laura Caldarone








1 commento:

  1. Bellissimi. Dopo il "signora" arriva anche chi ti cederà il posto sul metrò. e questo è veramente insopportabile (ma solo se devi fare poche fermate)!

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