Mi sono sinceramente emozionato quando, casualmente, visitando il pian terreno della Galleria Sabauda di Torino, mi sono imbattuto in quello che considero un autentico gioiello: la 'Madonna con Bambino', attribuito a Sandro Botticelli o alla sua bottega.
Davvero non potevo credere che la mia austera città custodisse, inconsapevole, una simile meraviglia, così ho pensato di descrivere la tavola a chi ancora non la conosce:
L'opera è una tempera su tavola di 81 x 56 cm, realizzata negli anni '80 del Quattrocento e destinata alla devozione privata. Alla fine dell'Ottocento è stata donata dal marchese Crosa di Vergagni alla Casa Savoia.
Il primo piano dell'opera è occupato dal Bambino, il secondo piano viene definito dal volume del corpo della Vergine; sul piano di fondo sono presenti delle tipiche costruzioni da paesaggio nordico, che presentano uno sviluppo verticale, ad indicare l’esperienza d’Oltralpe maturata dall'artista.
La disposizione delle figure si presenta a piramide con al vertice il capo della Vergine, reclinato rispetto all'asse delle spalle, con la stessa inclinazione della più nota ‘Venere’ custodita agli Uffizi.
I panneggi, ben resi dalle numerose e diverse pieghe, sono voluminosi e riempiono la base dell'ideale piramide compositiva, insieme al corpo del Bambino e ad un massiccio capitello. Ammirevole risulta il gioco di luci ed ombre all'interno delle pieghe, stratagemma adottato per accentuare l'illusione della tridimensionalità della figura (volume), tanto che pare quasi di poter percepire la pienezza delle forme.
Il colore è steso con pennellate piene e appare in genere intenso, ma all'occorrenza la sapienza del Maestro riesce a farlo apparire addirittura traslucido.
Appare evidente la predominanza del pigmento verde scuro, diretto richiamo alla raccomandata virtù teologale della Speranza.
La veletta trasparente ad ornamento del capo della Vergine, vuole alludere alla Purezza di Maria, condizione indispensabile all'Incarnazione. L'orlo del velo è reso con un ricamo in oro, da sempre attributo della regalità, applicato con tocchi precisi e delicati di pennello, così da esaltare l'effetto illusorio di trasparenza del tessuto.
Infine lo sguardo che si muove accarezzando l'opera, non può evitare di notare il rosso scuro della mantella di Maria e quello appena più pallido della melagrana, qui usata come iconografia del sangue e del martirio di Cristo e non, come altrove, auspicio di prosperità, abbondanza o fertilità.
Gli occhi del Bambino sono rivolti verso l’alto, in cerca della Trascendenza e sono di un intenso colore azzurro, come il cielo retrostante alle figure.
Gli occhi della Vergine sono di color nocciola chiaro, richiamano il colore dei capelli, resi con un delicato effetto ondulato. I lineamenti del volto sono delicati, lo sguardo rivolto verso il basso è pensieroso, perso nella contemplazione del futuro destino. Inevitabile il parallelo con i tratti somatici della più nota ‘Nascita di Venere ’.
Da notare a margine, la presenza sulla sinistra di una colonna classica dalle linee pulite, essa stessa simbolo della Madonna o di Dio stesso (si pensi alla devozione spagnola alla Nostra Signora del Pilar - Madonna della Colonna).
Infine, il capitello su cui poggia i piedi il Bambinello, caratteristico di un'arte greca antica, ma 'pagana', potrebbe a mio avviso alludere all'idea dell'insegnamento di Cristo, come dottrina del Saggio che ha saputo integrare nel proprio messaggio le punte più avanzate della filosofia greca.
Mi pare chiaro il riferimento al presunto plagio da parte degli antichi filosofi dell'insegnamento della Rivelazione (v.Filone d'Alessandria).
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