"Sembri un gatto acciambellàto davanti al fuoco".
Quando lui le parla, la sua compagna ascolta sempre con attenzione, soppesando le parole, il tono, il sorriso. "Sei lì tranquilla, col tuo libro in mano. Potrebbe cascare il mondo e tu forse non te ne accorgeresti".
Lei ride. "Davvero? Sono così altrove?".
"Beh, delle due l'una: o sei una specie di Siddharta imperturbabile, o stai leggendo la storia più bella del mondo".
La donna abbassa gli occhi, accarezza la pagina. "C'è qualcosa di me, qui, che aspetta di essere cercato".
"Una risposta?".
"Una domanda. Uguale alla mia".
Lei è figlia di uno spaziotempo diverso, ha uno spleen nostalgico che la porta ad inseguire un senso, una rivelazione.
E' come quando d'estate, al mare, guardi il cielo e aspetti - sai - che prima o poi qualcosa brillerà.
Per la donna è lo stesso. Ogni libro letto è un'attesa. Ogni domanda in più è già una risposta.
"Dovendo scegliere?".
"Ti direi Cime Tempestose".
"E perchè?".
"Perchè Heathcliff è un puro. E' la prova vivente che l'amore non perdona, non ammette bugie e torna sempre all'origine della sua storia".
"Detto così fa quasi paura".
"Infatti è spaventoso. L'amore è spaventosamente leale".
A volte, quando un libro la sconvolge, lei ha bisogno di camminare, di muoversi.
Può anche accadere che qualche conoscente la incontri per strada, la saluti e non riceva risposta.
Concentrata con tutte le sue forze nell'intuizione di una nuova coincidenza, la donna tira dritto, non vede e non sente. E' isolata in una bolla quintessenziale che la rende parallela.
- Non puoi fermare all'improvviso la giostra dalle mille luci, non puoi smorzare di colpo l'energia centrifuga del suo movimento: bisogna avere pazienza, lasciarle chiudere il cerchio.
"E come ti spieghi questo tuo vivere adesso? Voglio dire, proprio adesso, in un millennio che corre veloce e ti somiglia poco?". Seduta al tavolo di un Caffè del Centro, l'amica del cuore, inquieta e fascinosa, parla fissando il tè dentro la tazza bianca. Ci soffia sopra, piano. "Le storie che leggi ti danno una risposta?".
Lei, prima di pronunciarsi, si guarda brevemente intorno, come a misurare il giusto equlibrio tra quello che sta per dire e il contesto in cui si trova. "I libri non rispondono. Se sei fortunata, ti corrispondono".
L'altra, che conosce la donna molto bene e sa apprezzarne lo stile anacronistico, sorride appena, continuando a sorseggiare il suo tè. Sembra che quel primo appiglio, quelle poche parole bastino da sole a completare il discorso. Le fanno venire voglia di aspettare.
"Ognuno di noi è depositario di qualcosa", spiega lei. "E' inevitabile per la logica della conservazione: se manca un anello, se non c'è congiunzione, il cerchio si spezza". Abbassa lo sguardo. "Anche quando senti di vivere in un'epoca che non ti appartiene, questo errore, proprio in quanto tale, ti consapevolizza rispetto a ciò che devi custodire e trasmettere".
L'amica si scosta i capelli dagli occhi, si volta verso i due ragazzi giovanissimi seduti al tavolo vicino, immersi nel mondo fluido e straniante dei loro smartphone. Dice: "Una sorta di memoria ancestrale da condividere".
Lui la guarda con una punta di sincero umorismo. "Non puoi proprio farne a meno, eh?".
Lei spalanca gli occhi, chiede: cosa?
"Di indagare, di leggere, di trascinare nel gorgo romantico anche la tua migliore amica". Ride. "Sei irriducibile".
Mentre siedono a tavola per cenare, l'uomo resta sempre colpito da qualcosa. Una frase, un'espressione del viso, un evento, un concetto. Dai varchi quotidiani, fatti di condivisione semplice e profonda, filtrano i discorsi importanti che legano la sua vita a questa stranissima donna.
"Il tuo punto di partenza è diverso", argomenta lei, "tu sei un cartesiano evoluzionista. Proietti tutto in avanti in modo oggettivo, basandoti sull'assioma sperimentale e scientifico". Si versa del vino rosso, solleva il bicchiere per brindare silenziosamente col compagno. "Non dico che sia più facile, per te, ma certo non hai bisogno di interrogarti in continuazione".
"La scienza, per progredire, si interroga eccome".
La donna scuote la testa. "La scienza non si interroga. Al massimo, insegue la natura per scoprire i suoi segreti e farli propri". Si alza, raccoglie i piatti e li vuota degli avanzi. "Quando una domanda preme dentro di te, l'ultimo dei tuoi pensieri è andare a caccia delle risposte altrui". Si abbassa davanti all'uomo, per guardarlo dritto negli occhi. "L'originalità è la differenza sostanziale tra un poeta e un positivista". Gli afferra gentilmente il naso tra due nocche e glielo tira un po', per gioco. "Caro il mio Galileo".
Ed è così, con questo senso circolare e immaginifico, che la donna attraversa i giorni e comprende il suo tempo. Tenendo stretti a sè i maestri inconsapevoli,
Vittoria Mazzilli
Lei spalanca gli occhi, chiede: cosa?
"Di indagare, di leggere, di trascinare nel gorgo romantico anche la tua migliore amica". Ride. "Sei irriducibile".
Mentre siedono a tavola per cenare, l'uomo resta sempre colpito da qualcosa. Una frase, un'espressione del viso, un evento, un concetto. Dai varchi quotidiani, fatti di condivisione semplice e profonda, filtrano i discorsi importanti che legano la sua vita a questa stranissima donna.
"Il tuo punto di partenza è diverso", argomenta lei, "tu sei un cartesiano evoluzionista. Proietti tutto in avanti in modo oggettivo, basandoti sull'assioma sperimentale e scientifico". Si versa del vino rosso, solleva il bicchiere per brindare silenziosamente col compagno. "Non dico che sia più facile, per te, ma certo non hai bisogno di interrogarti in continuazione".
"La scienza, per progredire, si interroga eccome".
La donna scuote la testa. "La scienza non si interroga. Al massimo, insegue la natura per scoprire i suoi segreti e farli propri". Si alza, raccoglie i piatti e li vuota degli avanzi. "Quando una domanda preme dentro di te, l'ultimo dei tuoi pensieri è andare a caccia delle risposte altrui". Si abbassa davanti all'uomo, per guardarlo dritto negli occhi. "L'originalità è la differenza sostanziale tra un poeta e un positivista". Gli afferra gentilmente il naso tra due nocche e glielo tira un po', per gioco. "Caro il mio Galileo".
Ed è così, con questo senso circolare e immaginifico, che la donna attraversa i giorni e comprende il suo tempo. Tenendo stretti a sè i maestri inconsapevoli,
raccontando le ultime scoperte a chi le vuole bene, facendo tesoro dell'ignoto.
Vittoria Mazzilli
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