Me ne stavo tranquillamente sorseggiando un caffè a casa mia dopo un'intensa giornata di lavoro, persa nei miei pensieri. La piccola società presso cui ero impiegata mi stava andando stretta e quindi stavo meditando di cercare un'alternativa più interessante. Il trillo del telefono mi riportò bruscamente alla realtà. Una gentile persona dall'altro capo del filo mi proponeva la prospettiva di un impiego in una primaria società del settore terziario in Torino. L'incarico sembrava interessante, l'area di occupazione era proprio quella che intendevo io, ma... "Non potrei mai adattarmi a lavorare in banche o assicurazioni: sicuramente il lavoro sarà noiosissimo, l'ambiente vecchio e soffocante, e colleghi e capi non potranno che essere parrucconi ingessati nei loro ruoli come salami; sono troppo giovane per rinchiudermi lì ".
Ascoltai comunque per pura cortesia, presi nota dell'appuntamento e mi presentai alla data stabilita, decisa, se così fosse stato, a declinare l'offerta. Si trattava per l'appunto di un gruppo assicurativo torinese: per la serie "l'uomo propone e Iddio dispone", però, non solo accettai la proposta, anche se con riserva, ma in quella società vi rimasi. Lavoro lì ormai da più di trent'anni, ho avuto modo di incontrare persone simpatiche in un ambiente tutt'altro che datato, e senza avere avuto modo di annoiarmi: confesso dunque di non essermi pentita della scelta fatta.
Ascoltai comunque per pura cortesia, presi nota dell'appuntamento e mi presentai alla data stabilita, decisa, se così fosse stato, a declinare l'offerta. Si trattava per l'appunto di un gruppo assicurativo torinese: per la serie "l'uomo propone e Iddio dispone", però, non solo accettai la proposta, anche se con riserva, ma in quella società vi rimasi. Lavoro lì ormai da più di trent'anni, ho avuto modo di incontrare persone simpatiche in un ambiente tutt'altro che datato, e senza avere avuto modo di annoiarmi: confesso dunque di non essermi pentita della scelta fatta.
Imparai infatti che il volto delle aziende muta nel tempo, così come cambia con gli anni l'aspetto e la personalità degli esseri umani: la gente che in esse opera contribuisce quotidianamente a modificarle e rimodellarle.
Persone certamente, ma in qualche caso "personaggi", individui che lasciano un segno importante del loro passaggio nella galleria dei ritratti della vita, anche senza che siano autori di qualche cosa di particolare o straordinario; individui che non possono essere dimenticati da chi ha la ventura di incontrarli sulla propria strada.
Giovane e ancora inesperta del mondo del lavoro, ma piena di speranze e di buona volontà, ho avuto la fortuna di incrociare il mio percorso formativo con uno di questi che, ancora oggi, considero uno dei miei maestri nell'insegnare la difficile arte di conciliare autonomia e propositività con disciplina e subordinazione organizzativa.
Egli era, nonostante la giovane età, un solido punto di riferimento per tanti, e la direzione lo rispettava e lo considerava una delle sue risorse fondamentali per affidabilità e competenza.
In quegli anni la società aveva cambiato azionista e stava cavalcando le prime rivoluzioni informatiche nel settore assicurativo: lui giovane e capace leader, aveva svolto con successo il compito di supportare l'impresa in questa trasformazione profonda. Il merito gli venne riconosciuto e fu il più giovane funzionario in quei tempi ad essere nominato dirigente.
Con il passare degli anni, i nostri percorsi professionali si divisero, in quanto fu chiamato a ricoprire ruoli importanti in altre società del gruppo, prima in Torino e poi a Parigi.
Quando fu richiamato in sede, la società era mutata ancora una volta radicalmente. Si risentiva pesantemente dell'incertezza e preoccupazione per l'arrivo del nuovo millennio , e si guardava con timore l'avvento della nuova valuta europea
Lo stile di conduzione dell'azienda era diventato sempre più attento all'efficienza, con un'ossessione nella ricerca del contenimento dei costi e massimizzazione della produttività che andava (e va -a mio avviso-) a scapito dei rapporti sociali, familiari e professionali.
Ai manager erano richieste doti di versatilità, dinamismo e una certa quale spregiudicatezza, che a fatica uomini come lui potevano far convivere con la propria personalità, finché lo stress causato dall'ostinazione nella ricerca della perfezione in un contesto alquanto caotico, raggiunse i livelli di guardia.
Fu così che una sera lo vidi uscire insolitamente presto dall'ufficio, con l'aria stanca e piuttosto preoccupata. La notizia, il giorno dopo, arrivò tra noi come una bomba: R. era venuto improvvisamente a mancare, perché un ictus se l'era portato via nella notte, a soli 49 anni.
Era l'11 maggio del 2001, e per tanti di noi, a cui mancò un solido punto di riferimento, fu un'anticipazione dell'11 settembre: una disgrazia dalla quale saremmo riemersi con la determinazione, ma senza scordare che una parte delle radici del nostro sviluppo si fonda sulla sua figura umana e professionale: per noi che continuiamo a ricordarlo, PERSONAGGIO, quindi, non solo PERSONA!
Mariangela Berteletti
Mariangela Berteletti
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